I Casinò italiani dove è possibile giocare, sono solo quattro: Sanremo, St. Vincent, Campione e Venezia. E' proibito altrove. Perchè? Questo è un fitto mistero.

Il dilemma non è tanto quello di far chiudere i casino esistenti, ma di consentire l'apertura a delle nuove case da gioco che da anni, senza successo, chiedono l'autorizzazione. Il lungo elenco dei comuni che hanno richiesto il permesso sono: Alghero, Anzio, Cortina, Bagni di Lucca, Riccione, Sorrento, Stresa, Merano, Salice Terme, Gardone Riviera, Grado, Lignano Sabbiadoro, Viareggio, Rapallo, San Pellegrino, Acqui Terme e Taormina.

Tutte le assemblee, i convegni e le numerose interrogazioni parlamentari, indette dai comuni interessati, fino ad oggi non hanno trovato sbocchi.
Su questa vicenda tipicamente italiana'' esistono aneddoti divertenti e interessanti, legate da un minimo comun denominatore, in quasi tutti i centri nominati, i casinò esistevano già nei primi del Novecento, fino a quando, nel 1924, per decisione del Duce tutti i casinò presenti in Italia sono stati chiusi ad eccezione di Sanremo e Venezia.

Teoricamente, a Sanremo venne concessa una speciale autorizzazione, con la giustificazione che una parte dei proventi sarebbe stata destinata per opere pubbliche che non sono mai state realizzate.
La deroga per Venezia, invece, è datata 1936. Subito dopo la seconda guerra mondiale, quasi tutti i casinò chiusi riaprirono, ma furono obbligati a chiudere definitivamente dopo un anno. Dei permessi speciali furono concessi per St. Vincent e Campione, Sanremo e Venezia erano già intoccabili, secondo un garbuglio giuridico contraddittorio e discutibilissimo fu fatta una legge che decise che le città del gioco in Italia sarebbero state solo quattro.